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AGRICOLTORE DEL TROIAN RINVIENE OSSA UMANE NELLA TERRA DI RIPORTO DEL CANTIERE CHE HA STRAVOLTO L’AREA RURALE. L’ARTISTA MARIO MARTINELLI DENUNCIA IL RINVENIMENTO AI CARABINIERI ED AL SINDACO DI PAESE VALERIO MARDEGAN.

PAESE (TV) – Ieri, sabato 17 settembre, il noto artista trevigiano e coordinatore del gruppo Amici del Troian, ha denunciato alla Stazione dei Carabinieri di Paese il ritrovamento di alcune ossa umane nella terra di riporto asportata dal cantiere che recentemente ha interessato una vasta area, quasi 10.000 metri quadri, dell’antico borgo di campagna. Il ritrovamento è stato effettuato da un suo vicino di casa, residente sempre nel borgo del Troian, durante alcuni lavori di sistemazione e distribuzione della terra fertile. Mario Martinelli ha successivamente comunicato al Sindaco di Paese, Valerio Mardegan, il clamoroso ritrovamento, trasmettendogli anche della documentazione fotografica. Le ossa sono state esaminate anche da due biologi di Treviso, che hanno scartato l’ipotesi che si possa trattare di ossa di animali, rilevando inoltre che la compenetrazione tra terra ed osso fa supporre trattasi di un uomo sepolto molte decine di anni fa; in particolare potrebbe trattarsi delle ossa di perone, tibia e rotula. La datazione delle ossa potrebbe effettivamente risalire ad alcune centinaia di anni fa, nell’area del Troian infatti, come riporta uno studio dell’istituto di Geologia applicata del CNR di Padova, sono state trovate tracce di emergenze antropiche, elementi della centuriazione romana, inoltre sempre secondo il medesimo studio nel Troian vi sarebbero strutture antropiche sepolte. Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha dichiarato: E’ finalmente giunta l’ora che l’amministrazione comunale vincoli tutta l’area del Troian, dando applicazione ed esecuzione alle raccomandazioni relative a questo borgo, rimaste purtroppo inascoltate da tutti gli enti, contenute nel PRG (Piano Regolatore Comunale) di Paese del 6 novembre del 1989, nel quale si legge: “Allo scopo di impedire che il patrimonio della Centuriazione Romana venga cancellato o altresì modificato nei tempi futuri da interventi inconsapevoli, se ne propone la salvaguardia per salvare il più possibile ciò che rimane di esso”. Prosegue Zanoni: Questo ritrovamento potrebbe essere una prova tangibile del valore storico ed archeologico di tutta l’area, così come ipotizzato da molti studi e testi storici inerenti il territorio del comune di Paese, che dovrebbe dare il via all’approvazione di provvedimenti che la tutelino definitivamente, evitando finalmente che mai più nessuno e per nessun motivo distrugga questo ambiente rurale e storico. Questa richiesta arriva anche da oltre 1500 persone che hanno firmato una petizione per la tutela del Troian. Ora la Magistratura dovrà indagare per verificare la datazione delle ossa ed eventualmente anche l’appartenenza. Ci auguriamo che siano effettuate approfondite indagini anche sulle modalità del ritrovamento delle ossa, sul perché nessuno prima d’ora ha denunciato all’Autorità competente questi ritrovamenti, se vi siano dei reperti archeologici non denunciati, se in eventuali episodi di omissioni vi siano ravvisabili dei reati. Mario Martinelli ha dichiarato: Pare che oltre alle ossa in nostro possesso recentemente sia stato notato anche un teschio umano, spero che la magistratura indaghi al più presto e nell’occorrenza metta sotto sequestro tutta l’area interessata da questi scavi e movimenti di terra. Se le ossa risalgono a diverse centinaia di anni fa si può supporre che il loro discreto stato di conservazione sia dovuto al fatto che fossero conservate in delle tombe od urne, nell’area quindi potrebbero essere rinvenuti anche interessanti reperti archeologici come è già accaduto alcuni anni fa con il ritrovamento di alcune cordonature in pietra viva; auspichiamo pertanto l’intervento di tutte le autorità, in particolare del sovrintendente alle attività archeologiche di Treviso. Voglio aggiungere che da studi effettuati risulta che il Troian è citato già dal tredicesimo secolo dopo Cristo in quanto legato alla famiglia dei Conti di Onigo un tempo proprietari di quest’area.

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