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PAESEAMBIENTE SCRIVE AL CONSIGLIO DI STATO PER CHIEDERE CHIARIMENTI SUI RICORSI CONTRO LA DISCARICA DI AMIANTO LA TERRA. IL CONSIGLIO DI STATO APRE UNO SPIRAGLIO SU UNA SITUAZIONE DA “AZZECCAGARBUGLI”.

Ancora oggi, dopo venti giorni dall’udienza del Consiglio di Stato dello scorso 15 dicembre, relativa a ben tre ricorsi contro la discarica di amianto La Terra ubicata tra Castagnole e Porcellengo nel Comune di Paese, il sito internet ufficiale del Consiglio di Stato in merito al ricorso principale, il numero 10066/2005, che doveva sfociare in una sentenza, alla voce “udienza” del ’12/15/2006 riporta testualmente: Tipologia del ricorso: “Merito”, Esito del ricorso: “Improcedibile”. Una notizia questa che aveva fatto rimanere di stucco sia gli attivisti di Paeseambiente che l’Amministrazione comunale artefice di questo ricorso contro l’autorizzazione della discarica, rilasciata dalla provincia di Treviso nel 2004. Avendo la cosa dell’incredibile, perché veniva prospettato un epilogo del ricorso senza sentenza alcuna (gli altri due ricorsi erano infatti sfociati con due ordinanze di accoglimento dichiarate però improcedibili), Paeseambiente ha scritto al Consiglio di Stato chiedendo chiarimenti in merito. Nella risposta del Consiglio di Stato, giunta ora, firmata da un funzionario di questo Organo di giustizia, viene testualmente specificato che: “La sentenza relativa al ricorso 10066/05 è in lavorazione presso la segreteria della sezione ma non è possibile effettuare una previsione sui tempi di attesa in quanto influenzati da molteplici fattori.”. Stando a quanto ha risposto il Consiglio di Stato, l’esito riportato nel sito internet, quindi, risulta non corretto e, soprattutto, cosa molto importante, ci sarà finalmente una sentenza. Ora non ci resta che sperare che i contenuti della sentenza siano favorevoli al Comune di Paese, ovvero a tutti i cittadini. Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha commentato così la risposta del Consiglio di Stato: L’esperienza in questa battaglia contro la discarica di amianto più grande d’Europa ci ha insegnato ad avere la massima cautela: troppe volte abbiamo visto riaprire i cancelli della discarica nonostante la loro precedente chiusura. Quindi questa volta brinderemo alla vittoria solo dopo aver letto attentamente la sentenza attesa da oltre un anno. Se sarà favorevole si potrà aprire la fase due, quella relativa alla rimozione dell’amianto ed alle possibili cause giudiziarie per danni ambientali e materiali. Bisogna che a Paese arrivi l’ora che chi inquina debba pagarne le conseguenze dato che per bonificare le discariche inquinanti ex Ecoidrojet, Tiretta ed ex Sev, grazie a gravi errori del passato, noi contribuenti ora dovremmo sborsare diverse decine di milioni di euro.

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