L’eurodeputato Andrea Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per denunciare la contaminazione delle acque potabili di trenta comuni veneti da sostanze perfluoro-alchiliche: «L’Europa regolamenti la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nell’acqua potabile»
«La Commissione europea renda noti i risultati del monitoraggio imposto agli Stati membri nel 2010 e regolamenti il prima possibile la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nell’acqua potabile». A chiederlo è Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE (Alleanza dei Liberali Democratici europei) e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, con un’interrogazione alla Commissione europea.
Una campagna di misurazioni dei pozzi eseguita a livello nazionale dall’IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque), braccio operativo del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha rilevato che le acque potabili di circa trenta comuni del Veneto sono contaminate da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS). I comuni interessati si trovano principalmente nella zona ovest della provincia di Vicenza e in particolare nelle valli dell’Agno e del Chiampo e nel bacino del fiume Fratta che confluisce nel canale Garzone, ma anche in alcune zone confinanti delle province di Padova e Verona.
Secondo quanto riportato dai media, in alcuni casi la concentrazione di alcune tra queste sostanze supererebbe i 1.000/1.500 ng/l (nanogrammi per litro), arrivando a sfiorare soglia 2.000 ng/l in un pozzo poi chiuso di una zona industriale di Vicenza.
Tali composti del fluoro vengono utilizzati per impermeabilizzare tessuti, carta, contenitori per alimenti. L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), ha individuato la fonte della contaminazione negli scarichi di un’industria locale.
«La presenza di tali composti nell’acqua potabile non è oggetto di specifici limiti da parte né della normativa italiana, né di quella comunitaria – ha spiegato Zanoni – Queste sostanze vengono definite “microinquinanti emergenti”, frutto di un’industria chimica recente e per questo non monitorate dalle indagini di laboratorio di routine. In Germania, tuttavia, il limite è di 100 ng/l e nel New Jersey (U.S.A.) pari ad appena 40 ng/l. Proprio a causa dell’ampio utilizzo di tali sostanze in campo industriale e dell’associabilità di queste a un ampio spettro di effetti sulla salute, l’European Food Safety Authority (EFSA) ha svolto un’indagine scientifica sull’esposizione umana alle stesse nella catena alimentare, arrivando a escludere probabili effetti negativi ma ammettendo la carenza di dati».
Nel 2010 la Commissione ha imposto agli Stati membri il monitoraggio della presenza di tali sostanze per il biennio 2010 e 2011 attraverso la raccomandazione del 17 marzo 2010 relativa al controllo della presenza di sostanze perfluoro-alchiliche negli alimenti (2010/161/UE). «Chiedo quindi alla Commissione europea se può comunicare i risultati del monitoraggio eseguito – ha concluso Zanoni – e di arrivare presto a regolamentare a livello Ue la presenza di tali sostanze nell’acqua potabile».
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