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DISCARICA DI AMIANTO: PAESEAMBIENTE REPLICA AL PRESIDENTE MURARO.

Al Direttore della Tribuna di Treviso – Dott. Sandro Moser – Replica all’intervento del presidente vicario della provincia di Treviso, Leonardo Muraro, pubblicata a pagina 1 della Tribuna di Treviso in data 13 luglio 2005, dal titolo “Muraro: sulla vicenda amianto la Provincia ha le mani legate”. Ho letto con attenzione l’intervento del presidente vicario della provincia, Leonardo Muraro, sulla discarica di rifiuti di amianto di Paese al quale vorrei poter replicare. LA PROVINCIA HA LE MANI LEGATE E NON HA POTUTO BLOCCARE LA DISCARICA DI AMIANTO? SONO INVECE MOLTE LE OCCASIONI CONCRETE NON UTILIZZATE DALLA PROVINCIA PER BLOCCARE L’IMPIANTO DI PAESE. Muraro nel suo intervento continua a far credere che la provincia nulla poteva per opporsi alla discarica d’amianto più grande d’Europa; non c’è nulla di più inesatto, occasioni per bloccare la discarica ne ha avute molte, anzi sin troppe, vediamole. L’AUTORIZZAZIONE RICHIESTA OLTRE I TERMINI DI LEGGE. Il decreto legislativo sulle discariche, il n. 36 del 2003, prevedeva che la richiesta di autorizzazione per smaltire l’amianto con il relativo piano di adeguamento della discarica, doveva essere presentata alla provincia entro il 27 settembre 2003; la ditta La Terra l’ha invece presentata in data 2 ottobre 2003, quindi fuori il termine perentorio previsto dalla legge. Questa era la prima occasione per la provincia per bloccare la discarica ma ciò non è stato fatto. Cosa sarebbe accaduto se a presentare della documentazione a tempo scaduto fosse stato un comune mortale? LA COMMISSIONE TECNICA PROVINCIALE HA DATO L’OK ALLA DISCARICA DI PAESE SENZA ESAMINARE E VALUTARE IMPORTANTI DOCUMENTI TECNICI. Il 3 agosto del 2004 la Commissione Tecnica Provinciale per l’Ambiente, presieduta dallo stesso Muraro, ha esaminato la richiesta de La Terra di autorizzazione al conferimento di rifiuti contenenti amianto. Dal verbale della commissione, sottoscritto dallo stesso Muraro, risulta che nella pratica istruttoria mancavano ben 12 documenti, in sintesi: cartografia, modalità di separazione tra discarica e area di recupero, descrizione fondo discarica e barriera geologica, ubicazione captazione percolato, verifica stabilità scarpata, modalità conferimento rifiuti, modalità monitoraggio fibre nell’aria e identificazione ubicazione centralina meteoclimatica e direzione venti, modalità monitoraggio assestamenti rifiuti, modalità controllo acque di falda, cadenze temporali di gestione, adeguamento piano finanziario. Questa era la seconda occasione per bloccare il tutto per incompletezza della pratica. Ciò non è stato fatto e la commissione, Muraro compreso, ha approvato il tutto a “scatola chiusa” richiedendo la documentazione a posteriori. Come si fa a dare un parere tecnico così importante per la salute dei cittadini su documenti mancanti? LA PROVINCIA ELIMINA LA DATA DI SCADENZA DEL TERMINE DEI LAVORI DI ADEGUAMENTO DELLA DISCARICA. L’articolo 3 del decreto 843, con il quale la provincia ha autorizzato la discarica di amianto, prevedeva che la ditta doveva terminare i lavori di adeguamento della discarica entro il 31 gennaio 2005. La ditta non ha ottemperato a tale obbligo e solo tre giorni prima della scadenza la provincia, con decreto n. 70 del 28 gennaio 2005, andando praticamente in soccorso alla stessa ha addirittura eliminato questa scadenza. Questa era la terza occasione per la provincia per chiudere definitivamente la partita per decorrenza dei termini. LA PROVINCIA È CONTRARIA ALLA DISCARICA? SE VERAMENTE LO È, PERCHE’ LA DIFENDE ADDIRITTURA CON UN POOL DI TRE AVVOLCATI? Il 17 gennaio 2005, in seguito al ricorso al TAR del comune di Paese, la provincia di Treviso ha presentato un atto di costituzione per poter difendere in giudizio l’autorizzazione della discarica tramite un pool di addirittura tre legali (Franco Botteon, Antonio Sartori e Sebastiano Tonon). Questa poteva essere un’ulteriore occasione per la provincia almeno per evitare di condurre una battaglia in difesa dell’autorizzazione della discarica di amianto, battaglia condotta con i soldi dei contribuenti, compresi tutti quelli del circondario di Paese minacciati dal pericolo dell’amianto. Questi sono fatti e non parole, che dimostrano inequivocabilmente che, se è stata condotta una lotta, lo si è fatto in favore della discarica e non contro. CHI HA AUTORIZZATO LA DISCARICA DI AMIANTO DI PAESE: L’AMMINISTRAZIONE INNOCENTI NEL 1990 O L’AMMINISTRAZIONE ZAIA NEL 2004? Anche in merito alle dichiarazioni di Muraro, che riportano che la discarica è stata autorizzata nel 1990 dall’amministrazione precedente, le cose vanno dette fino in fondo. Nel 1990 la discarica di via Baldrocco è stata autorizzata dalla giunta di Innocenti solo per la tipologia dei rifiuti inerti (così come quella di Falzè di Sernaglia della Battaglia). Chi invece ha autorizzato il conferimento di rifiuti cancerogeni come l’amianto è l’amministrazione Zaia/Muraro tramite il famigerato decreto del 21 ottobre del 2004, il n. 843; senza questo atto amministrativo, in questa discarica arriverebbero ancora oggi solo calcinacci e nessuno si sarebbe scagliato contro la provincia. LA CHIUSURA DELLA SECONDA DISCARICA DI AMIANTO DI PAESE, LA SEV, E’ UN MERITO DELLA PROVINCIA O DI ALTRI? In merito alla chiusura della seconda discarica di amianto di Paese, quella della SEV di via Veccelli, voglio ricordare a Muraro che se questa è stata chiusa lo è anche per merito dei recenti esposti che privati cittadini e il gruppo Paeseambiente hanno trasmesso a Comune e ai NOE (Nuclei Operativi Ecologici) dei Carabinieri; un esempio questo che Muraro poteva risparmiarsi di citare visto che la Provincia in questi anni ha dato a questa discarica, nonostante le innumerevoli difformità, proroghe su proroghe; inoltre gli illeciti registrati e denunciati in passato non sono stati rilevati della provincia, ma del Corpo Forestale dello Stato. IL TAR HA SEMPRE RAGIONE? MURARO NON CANTI VITTORIA. Muraro cita la sentenza del TAR del ’02/17/05 scorso a suo favore, affermando che la provincia “ha sempre trattato il problema delle discariche in maniera tecnica”. Se fossi in Muraro non canterei troppo presto vittoria, perché manca ancora il pronunciamento del Consiglio di Stato. A tal proposito, a titolo di esempio, voglio ricordare che il 16 luglio 2003 la provincia di Treviso aveva autorizzato la caccia di selezione ai cuccioli di capriolo; in seguito ad un ricorso della LAC (Lega Abolizione Caccia) il TAR del Veneto con sentenza n.5214 dell’8 ottobre del 2003 diede ragione alla Provincia, ma attenzione, in seguito al ricorso in appello, il Consiglio di Stato il 25 novembre 2003, ribaltando la decisione del TAR, aveva prima ordinato la sospensiva della caccia e poi con sentenza n. 7491 del 16 novembre 2004 aveva definitivamente decretato l’illegalità di questo tipo di caccia. SE LA PROVINCIA HA DETTO NO ALLE DISCARICHE DI AMIANTO DI FALZE’ DI SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA E CUROGNA DI PEDEROBBA. PERCHE’ HA DETTO SI’ A QUELLA DI PORCELLENGO DI PAESE? La prova che la provincia non ha fatto nulla o, meglio, non ha voluto impedire l’apertura della più grande discarica di amianto d’Europa, arriva dalle stesse dichiarazioni di Muraro. Muraro infatti ricorda che la provincia ha negato le nuove autorizzazioni per le discariche di amianto di Falzè di Sernaglia della Battaglia e Curogna di Pederobba; quindi era palese ed inconfutabile la facoltà della provincia di negare l’autorizzazione anche per la discarica di Paese, che tra l’altro, vista la capacità autorizzata pari a 460.000 metri cubi, rappresenta un rischio dieci volte superiore a quello rappresentato da ciascuna delle due discariche bloccate, dalla capacità di poco più di 50.000 metri cubi cadauna. I CITTADINI DI PAESE – A LUNGO SOTTOVALUTATI E BEFFATI – FINALMENTE ALZANO LA TESTA E REAGISCONO AL MASSACRO DEL LORO TERRITORIO. Credo che quel 21 ottobre del 2004, data di autorizzazione della discarica di cancerogeno, nessuno in provincia si aspettava o si immaginava che un piccolo gruppo ambientalista, come Paeseambiente, avrebbe trovato una così massiccia partecipazione dei cittadini di Paese, promuovendo così una petizione contro la discarica sottoscritta da ben 2055 cittadini, organizzando una manifestazione al TAR del Veneto durante la discussione del ricorso del 17 febbraio 2005, incontrando a più riprese il sindaco Mardegan, organizzando una manifestazione a Castagnole con circa 600 partecipanti, promuovendo una serata pubblica con il più importante anatomo patologo d’Italia, proiettando il film pluripremiato “Indistruttibile” sul pericolo dell’amianto, organizzando decine di gazebo informativi sulle piazze di Paese, Castagnole, Porcellengo e Treviso, distribuendo migliaia di volantini, organizzando una manifestazione il 15 giugno scorso al TAR Veneto per sollecitare la sentenza. Evidentemente, per l’ennesima volta, i cittadini di Paese e. in particolare, il loro territorio era stato considerato terreno di conquista e saccheggio, purtroppo a ragione, dato che nonostante le 29 cave, alcune ancora funzionanti, le decine di discariche, quattro delle quali inquinanti e da bonificare, un sito industriale da bonificare, centinaia di ettari di verde sacrificati in pochi anni al cemento, nel tempo nessuno, dico nessuno, aveva mai creato prima un’imponente ondata di protesta come quella attuale contro il cancerogeno. A Paese le cose sono finalmente cambiate, nessuno crede più alla luna nel pozzo, nessuno crede più alle promesse puntualmente non mantenute, alla favola dei controlli; finalmente i cittadini hanno sollevato il capo schierandosi a favore del loro ambiente e della loro salute. IL FALLITO TENTATIVO DI MURARO DI INTIMIDIRE PAESEAMBIENTE ED I CITTADINI DEL COMITATO CON UNA DENUNCIA PER PROCURATO ALLARME. E non saranno certo le denunce di Muraro a fermarci, pensate un po’, per il reato di “procurato allarme”. Dice bene in merito il procuratore Fojadelli (Cf. dichiarazioni del ’07/13/05) di non confondere la libera opinione con il procurato allarme, sostenendo che nessuno così potrebbe più dare pareri negativi. Questa denuncia lascia tutti con l’amaro in bocca, perché dimostra che la provincia, invece di ascoltare le istanze dei cittadini che chiedono maggiore attenzione ai problemi della salute e dell’ambiente, difende a spada tratta la discarica dell’amianto, che rappresenta gli interessi di uno dei più potenti gruppi imprenditoriali del trevigiano. COSA FARA MURARO ADESSO CHE PUO’ CHIUDERE LA DISCARICA DI PAESE? Ora Muraro ha l’ennesima possibilità di chiudere definitivamente la discarica. Il decreto autorizzativo della provincia, il n. 843 del 21 ottobre 2004, prevede all’articolo 5 che la discarica può ricevere rifiuti contenenti amianto sino al 16 luglio 2005. Per adeguare l’autorizzazione provinciale alla proroga ministeriale prevista sino al 31 dicembre 2005 (approvata decreto-legge n. 115 del 30 giugno 2005) serve un nuovo atto amministrativo della provincia che modifichi l’articolo 5 della vecchia autorizzazione e preveda il nuovo termine fissandolo al 31 dicembre 2005. La provincia, infatti, non è obbligata a forza a recepire la proroga ministeriale. Casomai, se la ditta si sentirà lesa sarà un suo diritto prendere i provvedimenti che riterrà necessari. Questa è una concreta possibilità che Muraro può adottare per bloccare da subito la discarica, schierandosi finalmente dalla parte dei cittadini e della loro salute. Sono più importanti i diritti e la salute dei cittadini o gli interessi economici di un singolo? Vedremo nei prossimi giorni quale sarà la sua scelta. Quindi per bloccare la discarica non serve che Muraro si attivi “con ogni mezzo per trovare una soluzione definitiva al problema”, basterebbe che non facesse proprio nulla; altro che “mani legate”. Muraro, quindi, deve smettere di arrampicarsi sugli specchi, assumendosi le proprie responsabilità; non si può stare contemporaneamente dalla parte dei cittadini e della discarica del cancerogeno. Andrea Zanoni – Presidente di Paeseambiente

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