Venezia, 17 marzo 2022
“Una data da cerchiare sul calendario perché dopo un anno e 15 giorni dalla presentazione del primo Pdl, abbiamo finalmente iniziato a discutere articolo per articolo della legge sul fotovoltaico a terra. Tanti annunci e nessuna decisione: nel frattempo si sono moltiplicati i progetti per impianti da centinaia di ettari. Un modo di procedere totalmente sbagliato da parte della maggioranza; l’auspicio è non dover aspettare un altro anno per l’approvazione della legge perché rischiamo di veder sparire altri campi”. È quanto dichiara a margine dei lavori odierni della Seconda commissione, il consigliere regionale del Partito Democratico Veneto Andrea Zanoni dove è stato illustrato il Pdl 97, depositato lo scorso 20 settembre dopo il ritiro del precedente, il numero 41, presentato il 4 marzo 2021. “Se non fosse stato per la nostra mobilitazione come consiglieri di minoranza, unita a quella di associazioni di categoria e comitati, probabilmente questo provvedimento sarebbe ancora nei cassetti. Se si vuole fare una legge, va presentata e discussa in Commissione e poi portata in aula in tempi rapidi. E la maggioranza lo sa benissimo: la rincorsa all’autorizzazione e al deposito di progetti conseguenti agli annunci è un film visto più volte: da Veneto 2050 al Piano casa, dalla legge sulle cave a quella sul consumo di suolo. È un errore strategico gravissimo – attacca – che si ripete con una frequenza preoccupante”.
“È un provvedimento chiesto a gran voce dai territori e su cui siamo nel complesso favorevoli, perché per quanto poco si vada a disciplinare la materia, è comunque un passo avanti rispetto all’anarchia odierna, dove è esclusivamente la libera iniziativa delle società private a decidere come quando e dove realizzare gli impianti. Tutti concordiamo sulla necessità di investire in energie rinnovabili, ma questo è un business speculativo che va stoppato. Lasciamo i campi ad agricoltura, produzione di cibo a km zero e biodiversità; installiamo i pannelli fotovoltaici lungo le autostrade, sui tetti di capannoni, edifici pubblici e privati, tettoie dei parcheggi dei supermercati, nelle discariche e nelle cave. Come si vede, le alternative non mancano”.
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