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IN CASO DI EMERGENZA IL PREFETTO DI TREVISO CAPOCELLI PROPONE IL CANALE UNICO. UN MODO DI EVITARE CORTOCIRCUITI DI INFORMAZIONE O UN AUTENTICO ATTACCO ALLA PLURALITA’ DI INFORMAZIONE? AL PROSSIMO ROGO DI UN’INDUSTRIA L’INFORMAZIONE UNICA CI DIRA’ CHE NON E’ SUCCESSO NIENTE E CHE SI TRATTA DI EFFETTI EGUALI A QUELLI PRODOTTI DA DUE “PANEVIN” DELL’EPIFANIA?

Ho letto, restando a dir poco basito, l’articolo della Tribuna del 18 settembre scorso dal titolo “Proposta choc del prefetto: il caso De’ Longhi non si deve più ripetere. Oscurare le tv durante le emergenze”, dal quale risulta che il prefetto di Treviso, Dott. Vittorio Capocelli, in caso di future emergenze propone che ci sia un’unica voce mediatica che possa parlarne: il canale unico. Sono rimasto altrettanto stupito nel vedere che nei giorni successivi nessuno, dico nessuno, fosse intervenuto per esprimere un parere contrario a questa proposta forse degna di un regime dittatoriale e non di una democrazia. Il prefetto propone quindi una informazione sotto controllo e la censura delle fonti alternative. Viene lecito chiedersi: chi deciderà quello che si potrà dire alla popolazione o, peggio, quello che si dovrà forse tacere? E ancora chi saranno gli individui abilitati a rilasciare dichiarazioni e impartire le direttive del caso? Saranno forse certi individui, magari componenti di una unità di crisi, che nel caso De Longhi si sono contraddistinti per aver dichiarato che non c’era pericolo diossina, che il rogo di Fiera provocava gli stessi effetti di due “panevin”, che le dichiarazioni sulla presenza di diossina del Colonnello dei Noe, Sarno, non erano veritiere? È questa la comunicazione che il canale unico potrà dare? Ci dirà, come è stato fatto da un certo ente pubblico subito dopo l’incendio alla De Longhi, che non c’era diossina, salvo poi conoscere a distanza di giorni che questo pericolosissimo cancerogeno da Fiera era arrivato in quantità considerevoli addirittura in quel di Montebelluna? E che dire dei giornali, della Tribuna di Treviso, forse questa testata, come altre, dovrebbe evitare di parlare di un fatto così grave perché l’esclusiva deve restare al canale unico? Ha fatto bene Thomas Panto, editore di Antenna 3 nell’affermare che “la pluralità dell’informazione è un bene a tutto vantaggio proprio della cittadinanza”, peccato che sia stato l’unico a prendere posizione su questa proposta del Prefetto. Invito il Prefetto a rileggersi la cronaca del dopo rogo; si accorgerà che gli unici individui che hanno avuto il coraggio di dire le cose come stavano, sono stati crocifissi, accusati dai più disparati esponenti politici, fatti oggetto addirittura di interrogazioni parlamentari, derisi pubblicamente. La conseguenza di questi attacchi contro costoro che si erano permessi di parlare direttamente e limpidamente alla popolazione hanno sortito un effetto deleterio e forse permanente: tutti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche chiamate in ballo erano pressoché terrorizzati nel prendere posizione e in molti hanno preferito assecondare la voce grossa di certi politici locali andando a dire, sulle TV locali e ai giornalisti della carta stampata, che a Treviso non era successo nulla, tutt’al più si era bruciato quello che si brucia con due normali panevin dell’Epifania. Quindi per concludere credo sia meglio subire un “cortocircuito informativo” che una censura da regime dittatoriale. Quel giorno grazie al colonnello Sarno e alla pluralità di informazione, molte mamme con i loro bambini hanno potuto scegliere liberamente di abbandonare precauzionalmente per molte ore la città, evitando di far respirare ai propri piccini la diossina che qualcuno, sbagliando, negava esserci!

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