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LA SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL VENETO VINCOLA GLI SCAVI NELL’AREA DEL TROIAN, A PAESE (TV), CHIEDENDO UNA SEGNALAZIONE PREVENTIVA PER VERIFICARE EVENTUALI PRESENZE ARCHEOLOGICHE.

In seguito al sopralluogo presso l’area del Troian, a Paese (TV), effettuato il 9 dicembre scorso, su richiesta di Paeseambiente, dai funzionari della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, dott.ssa Elodia Bianchin Citton e Dott.ssa Annamaria Larese, accompagnate dal professore in archeologia Lino Martinelli, in data ’12/21/2005 la Soprintendente Reggente Dott.ssa Maurizia De Min, ha scritto una lettera formale, ricevuta in questi giorni, al Sindaco di Paese Valerio Mardegan e per conoscenza a Paeseambiente. Con questa comunicazione, con la quale si prende atto del ritrovamento nel settembre 2005 di ossa umane nel terreno di scavo dei cantieri dell’area del Troian, ritenute di interesse archeologico, viene richiesto formalmente che da ora in avanti venga segnalato alla Soprintendenza “qualsiasi lavoro che preveda manomissione dell’attuale livello di campagna anche a profondità minime in modo da poter verificare le eventuali persistenze archeologiche in situ”. Si tratta di un importante vincolo, che finalmente obbliga la ditta Padana a comunicare luogo e data di eventuali ulteriori scavi nell’area del Troian, nella quale ha grosse mire espansionistiche, per l’edificazione di nuove serre, attualmente bloccate da un’ordinanza del Comune, successivamente impugnata dalla ditta al TAR del Veneto. Abbiamo accolto con favore questa importante richiesta della Soprintendenza – ha commentato Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente – perché è un primo passo per l’attuazione di vincoli più pesanti, che potrebbero salvare per sempre dalle ruspe il Troian, area di evidente pregio archeologico ed ambientale, purtroppo deturpata per buona parte nel passato, nel totale disinteresse di chi doveva intervenire per tutelarla. Ora il Comune ha un’arma in più per difendere la propria ordinanza, del 26 ottobre scorso, di blocco dei lavori di costruzione di due nuove serre di circa 47.000 metri quadri e di un vivaio scoperto di circa 15.000 metri quadri, che avrebbero portato alla distruzione di ben altri dieci campi veneti di terreno agricolo.

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