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LUNEDI’ 30 GIUGNO IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI TREVISO HA APPROVATO IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) IL QUALE HA COME IMPORTANTI OBIETTIVI QUELLO DI RIDURRE LO SVILUPPO DI NUOVE AREE RESIDENZIALI E NUOVE ZONE INDUSTRIALI. UNA NORMA EFFICACE DI TUTELA DEL TERRITORIO O UN ENNESIMO STRUMENTO URBANISTICO CHE I SINDACI POTRANNO RAGGIRARE A PIACIMENTO PER ASSECONDARE LE ISTANZE DEI PALAZZINARI?

Il consiglio provinciale di Treviso lunedì 30 giugno 2008, dopo anni di discussioni, ha approvato all’unanimità il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) sotto la regia del presidente della provincia Leonardo Muraro e quella dell’Assessore all’Urbanistica Franco Conte. Tra gli obiettivi del nuovo piano ci sono la riduzione delle aree industriali e la limitazione di nuove aree residenziali oggi decisamente sovradimensionate rispetto all’attuale popolazione. Il piano approvato prevede importanti regole di salvaguardia del territorio:
1) lo stop di nuove costruzioni residenziali per tutti i comuni che hanno il 10% di case in più rispetto a quelle necessarie al numero di residenti, ovvero l’edificazione di nuove case solo in base ad esigenze verificate del territorio e dei residenti e non in base a logiche di pura speculazione edilizia,
2) la riduzione delle zone industriali dalle attuali 1074 a sole 200;
3) la riduzione della dispersione del costruito nel territorio; ecc.
Queste importanti novità di tutela del territorio nascono dalle datate istanze dei cittadini della Marca ormai esausti dalla continua edificazione del territorio con migliaia di case e capannoni destinati a rimanere invenduti a causa di molteplici fattori. Nel 2004 la previsione del totale dei vari piani regolatori dei 95 comuni della Marca stimava la potenzialità abitativa a 1.300.000 persone a fronte delle reali 850.000, oggi le attuali case potrebbero ospitare 1.500.00 residenti. Per capire come la macchina della speculazione edilizia nella nostra provincia abbia marciato ininterrottamente, si deve pensare che ad oggi ci sono ben 250.000 abitazioni in più rispetto al necessario e, nonostante ciò, in troppi comuni si continuano a concedere autorizzazioni edilizie per centinaia e centinaia di nuove case contribuendo a massacrare uno dei territori più disordinatamente edificati d’Italia. Per le zone industriali si prevede una riduzione da 1.074 a 200, visto che nel 2020 il fabbisogno di queste aree sarà pari a 52 milioni circa di metri quadrati mentre attualmente ci sono 78 milioni di metri quadri di queste aree. Paeseambiente ritiene che le intenzioni del piano siano positive, soprattutto per quanto riguarda la limitazione dell’espansione delle aree residenziali destinate inevitabilmente a rimanere invendute; restano però molte perplessità sulla possibilità di applicazione della norma che prevede lo stop di nuove case per i comuni che hanno il 10% di case in più rispetto a quelle necessarie al numero di residenti. Bisogna prevedere delle precise indicazioni per i comuni per il censimento e calcolo delle abitazioni sfitte ed invendute, se mancano queste direttive potrà accadere che qualche sindaco abbia la scusante per rendere inapplicabile questa norma o faccia carte false pur di consentire nuove aree da edificare. Non va infatti dimenticato lo stato in cui attualmente versano le casse dei nostri comuni, soprattutto dopo l’abolizione dell’Imposta Comunale sugli Immobili sulla prima casa (ICI), che induce molti sindaci a far cassa cedendo alle pressioni della potente lobby dei palazzinari. Inoltre, il limite del 10 % pare troppo elevato, meglio sarebbe stato fissare questo limite al 5%. Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha dichiarato: Il nuovo piano appare positivo, soprattutto nel punto in cui pone il divieto di costruire nuove case quando le attuali risultano sfitte per il 10% del totale anche se sarebbe stato meglio parlare del 5%; quello che mi preoccupa è che se non vengono previste precise indicazioni per i comuni relative al censimento e calcolo delle abitazioni sfitte ed invendute su base comunale, ovvero se non ci sono norme ed obblighi precisi può accadere che qualche sindaco faccia carte false pur di consentire nuove aree da edificare cedendo alle pressioni della potente lobby dei palazzinari. Non va infatti dimenticato lo stato in cui attualmente si trovano le casse dei nostri comuni dopo l’abolizione dell’Ici che induce molti sindaci a far cassa tramite gli oneri derivanti dalle nuove urbanizzazioni. Credo sia necessario studiare delle precise norme in questo senso che sottraggano i sindaci dalle grinfie dei palazzinari.

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