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Nuova Governance Economica Europea

L’euro e l’Unione europea stessa rischiano di affondare. La morsa dell’attuale crisi economica si fa sempre più stretta. Il quasi fallimento della Grecia, gli aiuti di Bruxelles ad Atene, Dublino e Lisbona. L’Italia che viene bocciata dalle agenzie di rating internazionale. Sono tutti sintomi della stessa malattia che sta attanagliando l’economia e la finanza mondiale, ed europea in particolare. Qualcuno pensa che per risolvere tutti i problemi basterebbe lasciar affondare la Grecia oppure sbarazzarsi dell’Euro. Ma la realtà è ben più complicata.

Senza l’euro e l’Europa la tempesta di oggi sarebbe diventata uno tsunami, e la nostra economia italiana, tra le più grandi d’Europa ma da anni in crisi nera, ne avrebbe fatte le spese forse più delle altre. Quello che sta accadendo in Grecia oggi, con tagli radicali a stipendi e pensioni e disoccupazione galoppante, è non solo terribile ed ingiusto per i cittadini greci, ma costituisce una vera minaccia di quello che potrebbe accadere in altre zone periferiche dell’Unione.

Per questo motivo l’Ue si sta sforzando di dare all’Europa una maggiore solidità economica e finanziaria, per proteggere non solo i mercati ma soprattutto i suoi ormai oltre 500 milioni di cittadini. Al Parlamento europeo abbiamo da poco votato alcuni provvedimenti – i cosiddetti Six Packs – che dovrebbero rimediare alle mancanze di “qualche governo” corrotto o incapace di gestire le proprie finanze, insomma di pensare alle cose serie.

Vi propongo un breve sommario dei sei “pacchetti” che abbiamo approvato al Parlamento europeo:
1) Più poteri alla Commissione europea: Nel caso in cui uno stato membro non adotti politiche prudenti, la Commissione può intervenire lanciando allarmi e lo Stato deve adottare immediatamente le misure correttive previste. Inoltre arriva  il cosiddetto “semestre europeo” ovvero l’armonizzazione delle politiche economiche dei governi su obiettivi che saranno stabiliti in comune accordo.
2) Responsabilità dei Governi nazionali: Più trasparenza e indipendenza per gli istituti nazionali di statistica; canoni comuni e standard qualitativi che permettono un’omogeneità di dati; sanzioni nel caso uno Stato membro falsifichi le cifre inviate all’Ue.
3) Prospettiva federalista ed equità degli Stati membri: L’Ue stabilisce regole e procedure per i controlli. La Commissione dovrà valutare non solo i deficit, ma anche i surplus. In pratica, possono essere richiamati non solo Spagna o Grecia, ma anche i Paesi che non effettuassero i dovuti investimenti.
4) Riduzione debito pubblico: Rivede il Patto di Stabilità e Crescita e quindi il controllo sul debito, imponendo agli stati che hanno un rapporto debito/Pil superiore al 60%, la riduzione del 5% annuo per la parte eccedente.
5) Sanzioni: Queste misure per gli squilibri macroeconomici verranno introdotte solo se il Paese membro dimostra di non volere adottare politiche correttive volte a migliorare lo stato delle finanze pubbliche.
6) Eurobonds: L’obiettivo è valorizzare i vantaggi di una moneta unica e di responsabilizzare i mercati nei confronti del debito sovrano. Inoltre introduce il concetto di “dialogo economico” tra Parlamento europeo e Stati membri e tra Parlamento europeo e Consiglio.

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