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PAESEAMBIENTE A FEBBRAIO CHIEDE I DOCUMENTI DELLE INDUSTRIE INSALUBRI DI PAESE E IL COMUNE DOPO SEI MESI RISPONDE CHE IL FASCICOLO DELL’IMPIANTO DI CONGLOMERATI BITUMINOSI DI PADERNELLO NON SI TROVA. DOPO LA RICHIESTA DI PAESEAMBIENTE LA BIASUZZI CHIEDE LA SANATORIA DI PARTE DELL’IMPIANTO AI VIGILI DEL FUOCO, AL COMUNE DI PAESE E ALL’ULSS 9: COINCIDENZA O PURA FATALITA’? L’ULSS 9 RILASCIA PARERE FAVOREVOLE SENZA DARE PRESCRIZIONE ALCUNA. PAESEAMBIENTE: C’E’ UN BUCO DI UN QUARTO DI SECOLO DURANTE IL QUALE NON SI SA SE E QUALI CONTROLLI SIANO STATI EFFETTUATI. IL SINDACO DOVREBBE INDAGARE SULLA MIRACOLOSA SPARIZIONE DEL FASCICOLO DELL’INDUSTRIA INSALUBRE DI PRIMA CLASSE.

Paeseambiente in merito alle Industrie Insalubri di Prima Classe di Paese e Ponzano, ovvero agli impianti di conglomerati bituminosi (catrame per l’asfalto delle strade) di proprietà della Biasuzzi Cave Spa, ubicati a Padernello di Paese in via Veccelli e a Ponzano Veneto in via Morganella Ovest, il 13 febbraio 2008 ha chiesto alle rispettive amministrazioni comunali di poter ottenere copia della documentazione autorizzativa tramite una domanda di accesso agli atti. Ciò per poter vedere i documenti della Biasuzzi relativi all’inizio attività ma soprattutto le eventuali prescrizioni del sindaco, previste per legge, atte a imporre certe cautele all’attività insalubre esercitata nel territorio comunale. Mentre dopo tre settimane il comune di Ponzano Veneto forniva una nutrita documentazione di alcune centinaia di pagine relativa all’impianto di Ponzano Veneto, per quello di Paese veniva sollecitata una risposta e a fine marzo arrivava una lettera datata 13 marzo 2008 dove veniva scritto che “il relativo fascicolo, malgrado ripetute ricerche, non risulta agli atti di questo Comune” e che lo stesso era stato richiesto dal comune all’ULSS 9 di Treviso.”; nella lettera del comune veniva allegata una sola pagina relativa al decreto del sindaco di Paese dell’11 marzo del 1983 con la quale venivano date alcune prescrizioni in ordine alle emissioni dei rumori. Paeseambiente il 17 giugno 2008, dopo ben quattro mesi di attesa sollecitava una risposta allo sportello Unico e finalmente a metà luglio arrivava la risposta del comune datata 11 luglio 2008. Purtroppo, i cinque mesi di attesa non erano stati sufficienti ad ottenere la documentazione richiesta visto che il fascicolo ancora non era stato trovato e tanto meno l’ULSS lo aveva fornito al comune. La lettera del comune conteneva però delle informazioni che risultavano a dir poco curiose: 1) L’ULSS di Treviso invece di mandare il fascicolo originario trasmetteva al comune di Paese un PARERE FAVOREVOLE SENZA PRESCRIZIONI datato 14 aprile 2008, firmato niente popò di meno dal Direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, Dott. Giovanni Gallo (noto per aver redatto la relazione sul cancro a Paese), in seguito ad una richiesta di sanatoria della Biasuzzi presentata in data 17 marzo 2008 (!!!); detto parere riclassificava il sito come INDUSTRIA INSALUBRE DI PRIMA CLASSE ai sensi di un Decreto del Ministro della Salute del ’09/5/1994; 2) La Biasuzzi in data ’03/17/2008 ha chiesto la sanatoria di alcune opere relative all’impianto di conglomerati bituminosi; 3) la Biasuzzi in data ’04/3/2008 chiedeva altresì ai Vigili del Fuoco il rilascio del nuovo Certificato Prevenzione Incendi per dette opere. Com’è possibile che un fascicolo di una pratica, relativa addirittura ad una industria insalubre, sparisca da un comune e non si trovi più ? – hanno commentato Andrea Zanoni e Raffaele Ruggiero, presidente e vicepresidente di Paeseambiente, che hanno aggiunto – Perché in seguito all’accertamento della scomparsa del fascicolo non si è proceduto ad eseguire un controllo presso il sito, che si trova all’interno della cava di Padernello, per verificare sul posto tutte le necessarie autorizzazioni ? Come mai una pratica dormiente da un quarto di secolo viene riattivata dall’azienda interessata guarda caso dopo un mese dalla richiesta di Paeseambiente rivolta al comune? Perché tutta la giusta foga dimostrata dall’amministrazione comunale contro le cave non viene poi messa in pratica concretamente con i dovuti controlli su un’attività addirittura considerata industria insalubre di prima classe? Se ci si sofferma sulle date relative alle nostre richieste, alle risposte del comune e agli atti della Biasuzzi non si può fare a meno di notare quelle che ironicamente potremmo chiamare strane coincidenze. Alla Biasuzzi possono ritenersi veramente fortunati perché probabilmente un comune mortale si sarebbe trovato con un bel controllo e le relative eventuali sanzioni senza avere il tempo per richiedere a comune, ULSS e Vigili del Fuoco pareri e sanatorie. Per una caldaietta a gas se non vengono controllati i fumi di combustione pagando un tecnico, il cittadino privato viene sanzionato mentre per un’industria insalubre di prima classe non si sa neppure se sono state fatte analisi addirittura da un quarto di secolo. Ci chiediamo poi su quali presupposti l’ULSS abbia dato parere favorevole senza nessuna prescrizione e quali e quanti controlli sono stati effettuati in questo impianto negli ultimi venticinque anni. Forse sarebbe il caso che il sindaco aprisse un’indagine amministrativa per capire quando questo fascicolo sia sparito e soprattutto come. Chiediamo al sindaco che prima di autorizzare la sanatoria informi la commissione comunale ambiente ed ecologia sulle prescrizioni che verranno imposte a questa attività. Paeseambiente chiede al sindaco di Paese di provvedere, nell’ambito della sanatoria richiesta dalla ditta, a prescrivere all’azienda tutte le misure di tutela della salute dei lavoratori e dei residenti in prossimità del sito con particolare riferimento a: determinazione periodica dei solventi organici volatili, idrocarburi policiclici aromatici, silice libera cristallina, nebbie d’olio, valutazione all’esposizione dei cancerogeni anche per i residenti, valutazione del rischio da agenti chimici pericolosi anche per i residenti, misure per il contenimento della diffusione delle polveri ed esalazioni. Paeseambiente trasmetterà al Comune di Paese il rapporto dell’INAIL denominato “IMPIANTI DI PRODUZIONE DEI CONGLOMERATI BITUMINOSI – Valutazione e contenimento dei rischi lavorativi” del 2004 (Cf. su www.inail.it) che evidenzia come “Gli impianti di produzione dei conglomerati bituminosi presentano molteplici fattori di rischio, specifici per la salute e la sicurezza dei lavoratori,” affinché vengano impartite dal sindaco in maniera mirata le prescrizioni di legge.

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