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Parco naturale del fiume Sile, l’Italia sorvegli l’utilizzo dei fondi Ue

Il Commissario Ue allo Sviluppo regionale risponde a Zanoni sulla gestione del Parco Naturale del Fiume Sile in Veneto. Autorità italiane responsabili dell’utilizzo dei fondi Ue. Zanoni: “Occhi puntati sull’Ente Parco. Scriverò al nuovo Ministro dell’Ambiente per evitare che i soldi dei contribuenti europei siano usati per rovinare questo habitat naturale di pregio

 

“La selezione dei progetti, la loro implementazione e gestione sono di competenza delle autorità nazionali che assicurano che i finanziamenti UE siano spesi in linea con le regole nazionali e comunitarie e che gli interessi finanziari dell’UE siano rispettati”. E’ la risposta del Commissario Ue allo Sviluppo regionale, Johannes Hahn, ad Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE, sull’utilizzo dei fondi europei nella gestione del Parco Naturale del fiume Sile in Veneto. “Invito le autorità italiane a fare il possibile affinché i soldi dei contribuenti europei siano utilizzati in modo responsabile e non per arrecare l’ennesimo danno ad un’area che fa parte di un comune patrimonio ambientale”. Per questo Zanoni si appresta a scrivere al nuovo Ministro dell’Ambiente italiano.

 

“Spetta alle autorità italiane verificare che i beneficiari dei finanziamenti dell’UE ottemperino ai criteri summenzionati”, si legge chiaramente nella risposta del Commissario Ue. Sotto i riflettori il progetto “Girasile: la Greenway del Parco del Sile”, un percorso ciclo-pedonale che si snoderà attraverso il parco tutelato dall’Ue come Sito d’interesse comunitario SIC e Zona di protezione speciale ZPS.

 

“Il progetto è stato selezionato per un cofinanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) nel quadro del programma Veneto per un importo complessivo di 3 milioni di euro. Il bando di gara per la preparazione e l’esecuzione dei lavori sarà pubblicato nei mesi a venire”, fa sapere la Commissione. “Due progetti addizionali presentati dall’ente del Parco naturale regionale del fiume Sile sono stati già cofinanziati: un progetto volto al recupero del patrimonio naturale del Parco naturale regionale del fiume Sile (1.350.000 euro) e un secondo progetto denominato “Girasile – La via dei mulini” (145.000 euro)”.

 

Visti i dubbi che già aleggiano sulla capacità di gestione dell’Ente Parco Naturale Regionale del fiume Sile, è fondamentale che la autorità seguano da vicino la sua condotta e avvino un’indagine approfondita sull’affidabilità dell’Ente nella gestione delle aree naturali della Rete Natura 2000 facenti parte del Parco”, aggiunge Zanoni, che conclude: “Vista l’importanza ambientale del parco, non possiamo permetterci altri errori e tanto men o che i soldi dei contribuenti europei siano usati per arrecarvi un danno ambientale. Andrò a fondo per capire dove, quando e in che modo è stato speso il circa 1 milione e mezzo di euro già stanziato per il recupero del Parco Naturale del fiume Sile”.

 

BACKGROUND

L’area protetta del Parco Naturale Regionale del fiume Sile si estende su una superficie di 4.152 ettari, interessando 11 comuni distribuiti nelle province di Padova, Treviso e Venezia; presenta zone umide e prative di particolare pregio, ed è tutelata quale SIC (ai sensi della direttiva “Habitat” 92/43/CEE) e ZPS (ai sensi della direttiva “Uccelli” 2009/147/CE). All’interno di tale Parco, infatti, si trovano le sorgenti del Sile (ubicate precisamente in un’area sita tra le frazioni di Casacorba di Vedelago (TV) e Torreselle di Piombino Dese (PD)), il più lungo fiume di risorgiva dell’intera Europa.

Esperti hanno segnalato che nella scorsa primavera non sono stati eseguiti i necessari lavori di falciatura di uno dei prati più importanti, la torbiera, col rischio di scomparsa delle specie più delicate, soffocate dalla permanenza di erbe alte e secche della stagione precedente (in particolare, sono a rischio estinzione le orchidacee ivi presenti). Il rimboschimento della zona delle sorgenti è stato eseguito mettendo a dimora arbusti fuori contesto, causa di futuro probabile inquinamento genetico ambientale del sito. Sempre per citare un esempio, buona parte dell’arbusteto autoctono a Frangola (Rhamnus frangula), estirpato in passato, è stato sostituito con Lantana (Viburnum lantana) estranea al contesto ambientale.

 

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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