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Scarichi fognari nel Retrone: è allarme per la fauna ittica e l’ambiente

A soli tre mesi dall’ultimo episodio, è di nuovo moria di pesci nel fiume che attraversa Vicenza. L’Eurodeputato IdV, Andrea Zanoni ha affermato: «È arrivato il momento che si adottino soluzioni definitive e si rispetti la Direttiva Acque»

 

Nei giorni scorsi, i vicentini hanno assistito alla moria di una quantità impressionante di pesci nel Retrone. Le piogge che si sono abbattute sul capoluogo berico hanno intasato le fogne che hanno scaricato direttamente nel fiume dai cosiddetti sfioratori una sostanza ricca di nitrati e batteri. Decine di quintali di esemplari sono stati trasportati dalla corrente da Sant’Agostino fino al centro storico.
Le condizioni inadeguate del sistema fognario berico sono sotto accusa dal 2000 e basta un acquazzone per mettere in crisi la rete. Un problema che si aggiunge a depuratori sottodimensionati e corsi d’acqua che diventano la soluzione per scaricare le fognature.
La Provincia di Vicenza, il Comune, l’Arpav ed il Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta  sono intervenuti nell’immediato per recuperare e smaltire le carcasse che, secondo le stime di Aim Valore Ambiente, si aggirano sui 600 chilogrammi di pesce.
Gli esemplari sono morti per asfissia dovuta alla scarsità d’ossigeno nell’acqua. Dai rilievi effettuati dall’Arpav, l’ossigeno presente era di circa 5 mg per litro, con punte addirittura di 2 mg per litro, quantità incompatibile con la vita delle specie ittiche che, di norma abbisognano almeno di 8/9 mg per litro.
L’Eurodeputato IdV, Andrea Zanoni ha affermato: «In futuro non devono ripetersi episodi di questo genere, che a Vicenza si sono verificati con frequenza preoccupante. È stato inferto un duro colpo al patrimonio ittico ed il danno ambientale è purtroppo molto grave». L’Onorevole Zanoni ha ricordato che «l’Italia ha recepito con il Decreto legislativo 152/2006 la Direttiva 2000/60/CE che espressamente prevede la tutela dell’acqua pubblica, fissando regole per la protezione dei bacini idrici e delle falde acquifere. Entro il 2015 gli Stati membri dovranno inserire nei piani di gestione dei bacini idrografici un programma di misure per garantire il buono stato delle acque sotterranee. A marzo di quest’anno la Commmissione europea ha inviato un parere motivato all’Italia per chiedere il rispetto della Direttiva Acque. Ancora una volta, l’Italia è stata messa in mora. La situazione dei bacini idrici nel Nord Est italiano è precaria ed in pianura Padana la più superficiale acqua di falda è diventata un mare chimico».

Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni
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