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UN PROGETTO MASCHERATO DA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE POTREBBE FAR NASCERE UNA NUOVA CAVA DI GHIAIA NEL GIA’ MARTORIATO TERRITORIO DEL COMUNE DI MORGANO (TV). PAESEAMBIENTE INVITA IL SINDACO AD ABBANDONARE IL PROGETTO CHE PREVEDE L’ESCAVAZIONE DI MILIONI DI METRI CUBI DI GHIAIA E LA MESSA A NUDO DELLA FALDA ACQUIFERA.

La Giunta comunale di Morgano ha recentemente sottoscritto con la ditta Biasuzzi Cave Spa una convenzione per l’affidamento ad un gruppo di professionisti della progettazione di un intervento volto alla “riqualificazione e sistemazione ambientale” di un’area ubicata ai confini con il comune di Paese, comprendente la ex cava in via San Bernardino ed i terreni agricoli adiacenti. Lo studio di fattibilità per l’intervento in questione, approvato il 2 Ottobre scorso dalla Giunta che, con propria delibera ha dato anche il via libera alla progettazione preliminare, rivela che in realtà quello che si va a realizzare è una vera e propria cava. La riqualificazione ambientale, in altre parole la nuova cava, impedirebbe, secondo l’Amministrazione, la realizzazione nel sito della cava abbandonata di una discarica e metterebbe fine al lungo contenzioso tra la Regione e la ditta a suo tempo interessata a fare la discarica. In realtà la discarica a norma di legge non si potrebbe oggi realizzare perché, fatti salvi i motivi che fino ad oggi l’hanno fermata, risulterebbe ubicata ad una distanza inferiore a 150 metri da diversi edifici adibiti ad abitazione. Lo studio approvato dalla Giunta prevede la realizzazione di “un ambiente umido artificiale” a quote non “al di sotto di quelle dei contesti limitrofi”, con tanto di centro di educazione ambientale! Si tratta dunque di scavare sino ad una quota tale da far affiorare la falda acquifera alla luce del sole e all’inquinamento atmosferico; per quanto riguarda la profondità, si tenga presente che il contesto più “limitrofo” è la cava Biasuzzi di Padernello profonda decine di metri. La nuova cava, mascherata da ricomposizione ambientale, risulta avere una superficie complessiva pari a circa 170.000 metri quadri, ovvero a circa 34 campi veneti, così suddivisi: circa 54.000 metri quadri comprendenti la vecchia cava detta “Colombera” (quella dello spauracchio della discarica) e circa 115.000 metri quadri di terreno agricolo circondato da siepi. Il volume di ghiaia potenzialmente estraibile, dovendo la profondità di scavo raggiungere e anche oltrepassare la quota della falda acquifera, supererebbe i 2 milioni di metri cubi; se poi consideriamo che il prezzo della ghiaia va dai 15 ai 20 euro al metro cubo risulta chiaro che siamo in presenza di un vero e proprio “affare d’oro”. Con queste volumetrie in gioco sarebbe poi garantita nel tempo un’attività di escavazione per oltre dieci anni, che per i residenti si tramuterebbe in un inferno: mezzi pesanti circolanti tutto il giorno, emissione di polveri, continui rumori dei potenti mezzi meccanici, aggravio del traffico già oggi in crisi; insomma, un ulteriore abbassamento della qualità della vita dei residenti della zona e non solo. Da notare che lo stesso sindaco, il geometra Giuliano Pavanetto, in passato aveva proposto e fatto approvare in Consiglio comunale un documento contro l’ulteriore escavazione del territorio (Delibera n.11 del ’03/31/2004) sottoscritto da ben 17 sindaci, per contrastare il PRAC (Piano Regionale Attività di Cava). In detto documento veniva evidenziato che lo scavo sotto falda “è una delle più gravi minacce alla qualità delle acque della nostra regione” producendo “danni certi” ed “enormi rischi” per il territorio; per il territorio del Comune di Morgano in particolare, veniva sottolineato che trattasi di “zona di ricarica delle risorgive e quindi di delicato equilibrio per le risorse idropotabili” e già scavato per una percentuale ben superiore al limite fissato dalla legge regionale (3%) sull’attività di cava, e che pertanto era da escludersi qualsiasi ulteriore escavazione. Viene quindi spontanea la domanda del perché di quest’inversione di rotta del primo cittadino di Morgano. Sembra di vedere un film già visto – ha dichiarato Andrea Zanoni di Paeseambiente – a Nervesa della Battaglia avevano mascherato una enorme cava con la solita riqualificazione, storia finita male per quel sindaco, dato che il TAR aveva bloccato tutto con una esemplare sentenza, mentre successivamente la Magistratura aveva fatto una indagine in municipio aprendo un fascicolo per reati vari. Speriamo che il sindaco di Morgano si ravveda quanto prima, mantenendo le promesse fatte a suo tempo ai cittadini, evitando inutili contrapposizioni, scongiurando l’apertura di contenziosi che potrebbero arrivare quasi sicuramente nelle aule dei tribunali amministrativi. Risulta chiaro a tutti che una tale operazione gioverebbe solo al solito cavatore di turno. Zanoni ha poi aggiunto: Se, come riporta la stampa in questi giorni, il sindaco giustifica il progetto per fare cassa per poi realizzare opere pubbliche mi permetto di citare l’illuminata posizione del parroco di Vedelago che qualche anno fa si disse contrario al regalo di un noto cavatore al comune di una scuola elementare, in cambio di ulteriori escavazioni, sostenendo che l’ambiente e la natura in cui viviamo non devono essere trattate come merce di scambio.

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