Eravamo più di 4000 in piazza domenica scorsa a Torino a protestare contro lo scippo del referendum sulla caccia in Piemonte da parte della Giunta Cota. Migliaia di cittadini scesi in strada per protestare contro questo furto di democrazia che ha impedito ai piemontesi di esprimersi liberamente. Ho deciso di partecipare alla manifestazione non soltanto perché condivido il loro No alla caccia, ma soprattutto per solidarietà con chi si è visto scippato di uno dei diritti più fondamentali di ogni democrazia: il referendum.
Succede che il Consiglio Regionale, su proposta dell’Assessore leghista Sacchetto, ha approvato un emendamento alla Legge Finanziaria che abroga la Legge Regionale sulla caccia. In questo modo è stato possibile cancellare il referendum previsto proprio per il 3 giugno, visto che riguarda una legge non più in vigore. E’ palese l’obiettivo della giunta leghista: evitare una scontata vittoria popolare e, probabilmente, ritentare di riproporre la legge sulla caccia l’anno prossimo. Il referendum, invece, avrebbe sancito in modo inequivocabile la contrarietà dei piemontesi, popolo civile e moderno, a questa attività barbara e medievale. Ed è proprio questo rischio che la Giunta Cota non voleva o non poteva permettersi di correre.
Il referendum, richiesto addirittura nel 1987 da 60mila cittadini, non è mai stato svolto per l’ostruzione della politica della Regione. Solo ad inizio del 2012 il Tar aveva imposto alla Regione l’indizione del referendum, a conclusione di una estenuante battaglia legale che si è trascinata attraverso ben 9 gradi di giudizio. Ecco che migliaia di cittadini hanno manifestato pacificamente al corteo che da Porta Susa conduce a Piazza Castello (Torino), le bandiere alte nel cielo.
Gustavo Zagrebelsky, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, con un messaggio fatto pervenire ai manifestanti, ha affermato che “oggi è venuto a mancare quel minimo di cultura democratica che imporrebbe al mondo della politica, di fronte a una richiesta referendaria, di mettersi da un lato, registrare la volontà dei cittadini e astenersi da comportamenti ostruzionistici”. Purtroppo, a quanto pare, la Lega Nord non sembra sensibile a questo tema, tutt’altro. Grazie all’impegno delle associazioni che fanno parte del comitato promotore del referendum (tra cui LAC, LAV, LIPU, Legambinete, WWF, Italia Nostra e radicali italiani) questo furto democratico non è passato inosservato. I cittadini italiani, in questo caso piemontesi, non hanno intenzione di mollare: la democrazia non si tocca!
Andrea Zanoni